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febbraio 26, 2020 - Nissan

Alla scoperta del design del concept Nissan Ariya

Il Program Design Director Giovanny Arroba svela gli strumenti e le tecniche impiegate per definire la nuova era del design dei veicoli elettrici Nissan

YOKOHAMA, Giappone (26 febbraio 2020) – Giovanny Arroba è il Program Design Director di Nissan e l’ideatore del concept Ariya svelato di recente. Il crossover elettrico incarna la visione Nissan Intelligent Mobility, per un futuro in cui l’elettrificazione e l’intelligenza del veicolo offriranno un’esperienza di viaggio fluida e adattiva, a zero emissioni e zero incidenti fatali. Con i suoi due motori elettrici, l’accelerazione potente e la tecnologia di assistenza alla guida, il concept Ariya rivoluziona completamente il design di Nissan.

Durante un’intervista al Café Z, il bar di tendenza a tema Nissan Z all’interno del Global Design Center di Nissan, Arroba ha spiegato com’è nato il concept Ariya, descrivendo il processo che gli ha permesso di trasformare i suoi sogni in realtà. Sarà per questo che Nissan è ormai parte integrante del suo DNA.

D: Cosa l’ha spinta a intraprendere una carriera nella progettazione in Nissan?

Arroba: Dopo essermi laureato all’ArtCenter College of Design nel 2000, ho avuto la fortuna di scoprire il polo di progettazione Nissan a San Diego. All’epoca era lo spazio ideale per un designer che ambiva a creare qualcosa di nuovo, senza il peso di una formula preesistente. Così da quel momento ho avuto l’occasione di influenzare e plasmare il linguaggio estetico del brand, cosa che faccio tuttora. Oggi Nissan è parte di me e io sono parte di Nissan. Il potenziale da esplorare è ancora enorme: abbiamo solo iniziato a plasmare il futuro dell’azienda.

D: Qual è stato il suo approccio iniziale nello sviluppo del concept Ariya?

Arroba: Tutto è iniziato dalla visione per il futuro. Volevo unire da un lato la forma e l’esperienza unica offerte da un veicolo elettrico, dall’altro le tecnologie di connettività e guida autonoma rappresentate dalla Nissan Intelligent Mobility.

Il fascino esercitato da un’auto in quanto oggetto dinamico da guidare è un elemento essenziale per questo concept.

D: A ottobre ha assistito alla presentazione del concept Nissan Ariya al Motor Show di Tokyo. Cos’ha provato quando ha visto la sua ultima creazione debuttare?

Arroba: La frase di apertura della conferenza stampa “Benvenuti nel futuro di Nissan”, mi ha colpito molto e anche il pubblico mi è parso entusiasta. Il concept Ariya è la prima rappresentazione visiva, il primo assaggio delle tecnologie che Nissan sarà in grado di offrire. Sono molto felice e orgoglioso, credo che abbiamo colpito nel segno in termini di stile e design.

D: Immagini che il concept Ariya sia un’auto prodotta in serie. Se fosse al volante, quale sarebbe la sua prima tappa?

Arroba: Sono cresciuto al Sud della California, perciò mi piacerebbe molto guidarla sulla Pacific Coast Highway, partendo da Santa Barbara e attraversando il Big Sur, Carmel e Monterey. Sfrecciare lungo la West Coast con l’Oceano Pacifico di lato sarebbe surreale.

Per una vacanza più lunga farei un tour della Spagna e del Portogallo, ma anche la costa occidentale della Scozia e l’isola di Skye sono in cima alla mia lista dei desideri.

D: Quale sarebbe la colonna sonora di questo viaggio?

Arroba: Il mio amore per la musica è pari a quello per le auto. La scelta dei brani dipende dall’umore. Trovo ispirazione in tutti i generi, ma al momento sono molto in vena di elettronica orchestrale. Quindi ascolterei l’album “Kiasmos” dei Kiasmos, magari alternandolo con “Street Fighter Mas” di Kamasi Washington. Anche “The Scenic Route” di Brock Berrigan sarebbe un buon disco per un road trip con il concept Ariya. E poi metterei qualcosa di D.J. Rogers, ad esempio “It’s Good to be Alive”, perché ogni tanto ho gusti un po’ rétro.

D: Quante persone hanno contribuito alla realizzazione del concept Ariya?

Arroba: Il progetto ha coinvolto più reparti, tra cui Design, Engineering, Product Planning e Marketing, che hanno lavorato a stretto contatto mantenendo una visione condivisa per il futuro dell’azienda. A questi team si aggiungono gli innumerevoli artigiani che hanno costruito e programmato il concept, trasformando una semplice idea in una realtà concreta.

Penso che nessuno sappia quanti designer o quante competenze diverse ci vogliano per progettare un’auto. Le complessità sono tante, perché non si tratta di un prodotto statico, ma di qualcosa destinato a diventare parte integrante nella vita delle persone. Dobbiamo assicurarci di infondere al veicolo una personalità che ne rifletta la funzione, offrendo un’esperienza complessiva capace di durare nel tempo.

D: Parlando del team di progettazione, come si fondono le culture e i background di ciascuno nel processo di creazione?

Arroba: Il team di progettazione, composto da figure provenienti da ogni parte del mondo, è come un’orchestra e a volte come un gruppo jazz. Ognuno suona uno strumento diverso e imprime alla “musica” il proprio segno più profondo, dettato dalla passione artistica e dall’ispirazione. Insieme sviluppiamo e combiniamo le nostre numerose sequenze di note per comporre un’unica sinfonia.

Il concept Ariya è frutto di un impegno globale che segue questo schema. Avere un team mondiale arricchisce il nostro concept con una visione comune che è musica per le orecchie.

D: Le sue ricerche si estendono ad altri settori oltre a quello delle auto e dei trasporti? Studia ad esempio il futuro della moda, dell’architettura, dei giocattoli, della gastronomia? Le capita di avere ispirazioni decisive provenienti da fonti insolite?

Arroba: La risposta è sì, su tutto! Aggiungerei anche la musica e il cinema, sia per i contenuti sia per le modalità con cui brani e film vengono composti o diretti. Progettare un’auto è come creare una sinfonia visiva o allestire una scenografia per il cliente.

D: Le interessava già da giovane la progettazione automobilistica?

Arroba: In realtà da piccolo volevo diventare architetto e ancora adesso sono appassionato di architettura. Non a caso si dice che “lo spazio è il respiro dell’arte”. Anche il cinema e l’animazione erano forme d’arte su cui fantasticavo e in effetti lo faccio tuttora. Sono ambiti che influenzano organicamente il mio processo di progettazione.

D: Da piccolo aveva un’auto preferita, vera o di fantasia, che le piacesse proprio per il suo design?

Arroba: È una domanda difficilissima! Sono state fin troppe le auto che mi hanno ispirato, e ancora oggi è così. Le vetture e i concept italiani degli anni Sessanta e Settanta sono di un altro livello. Penso a modelli come la Lancia Stratos Zero del 1970, la Maserati Boomerang del 1972, la scultorea Alfa Romeo Stradale del 1968 e la Disco Volante del 1952.

D: Di recente abbiamo visto case automobilistiche sviluppare concept appositamente per il cinema. C’è un film per cui le piacerebbe progettare un’auto?

Arroba: Mi piacerebbe tantissimo progettare un’auto per James Bond o una vettura da inserire in un contesto alla Blade Runner.

D: C’è una caratteristica che porta la sua firma inconfondibile nei veicoli a cui ha collaborato?

Arroba: Io amo l’equilibrio. È un aspetto cruciale quando sviluppo l’identità di un modello in base alle esigenze specifiche del cliente. Mi riferisco all’equilibrio tra un gesto deciso e la fluidità di una superficie che scolpisce gli esterni con naturalezza e che nell’abitacolo avvolge il conducente e i passeggeri. È questo il mio obiettivo e spero che si veda, nei concept Infiniti Essence e IMs, nella vettura di serie Maxima e naturalmente nel concept Ariya.

D: Nelle prime fasi di progettazione usa solo una penna e un foglio di carta. In che modo coniuga l’approccio analogico e le tecnologie all’avanguardia, come la realtà virtuale che utilizza per discutere con i designer che si trovano in diversi paesi nel mondo?

Arroba: Quando immagino e visualizzo nuove idee o concetti, per me un blocco e una penna sono sempre il metodo più semplice per annotare e comunicare nuove idee.

Il disegno, che sia su carta o digitale, è il linguaggio che utilizziamo per abbozzare le idee in fase iniziale. Dopo esserci accordati in una certa direzione, scolpiamo un modellino in argilla o creiamo un modello digitale, oppure entrambi. Poi possiamo usare i modelli per confermare le nostre idee tramite la realtà virtuale, creando un modello in scala reale. La realtà virtuale è un aspetto chiave del processo, perché ci permette di confermare in breve tempo una realtà che ancora non esiste.

D: Quali sono gli altri strumenti essenziali ai fini del processo?

Arroba: Prima di tutto occorre avere la mente aperta e non smettere mai di fantasticare ed esplorare. Oltre al disegno e alla realtà virtuale, i modellini in argilla ci consentono di ottenere diversi gradi di definizione in termini di forma e linee. Apprezzo molto questo livello di esplorazione, tanto nella dimensione digitale quanto con l’argilla. Le animazioni o i filmati realizzati con i dati di progettazione ci aiutano a inquadrare e comunicare l’esperienza che intendiamo offrire.

D: Qual è la sfida più grande per un artista che cerca di rompere gli schemi nella progettazione automobilistica?

Arroba: Credo che la parte più complicata sia separare il disegno dal “reale” oggetto fisico che si andrà a creare. I designer tendono a sviluppare un forte attaccamento rispetto agli schizzi o ai render, spesso se ne innamorano ed è difficile per loro tradurli in realtà. Il disegno è solo un mezzo per trasformare le nostre romantiche equazioni matematiche da sogno a realtà. Disegnare fa parte del nostro linguaggio, ma non è l’unica parola del nostro vocabolario.

D: Che consiglio darebbe a chi vuole intraprendere una carriera in questo settore?

Arroba: Disegnate incessantemente. Disegnate, disegnate, disegnate, finché non raggiungete l’eccellenza nel linguaggio della progettazione. Padroneggiare la tecnica del disegno è fondamentale per plasmare la sinfonia del design. Visualizzate e introiettate la storia delle auto, cercando di capire perché le vetture appaiono in un certo modo. Informatevi sulle tendenze in fatto di veicoli, partecipate ai motor show e approfondite tutti gli aspetti alla base della produzione automobilistica. Solo così potrete capire l’immaginario collettivo del passato e del presente e intraprendere il passo successivo di conseguenza, o demolire del tutto i vecchi schemi.